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Club Taurino Italiano

Trionfi e gloria di una stagione per la storia

 

15 novembre 2022
 

Quando un anno e mezzo fa sembrava che la pandemia fosse quasi finita, il catastrofismo nel mondo taurino era ovunque. A inizio di quel 2021 le plazas erano ancora chiuse, il Governo non aiutava il toreo (forse per dargli il “puntillazo” definitivo) i banderilleros e novilleros dovevano cercarsi altre occupazioni, la tv privata dedicata alle corride era in difficoltà e le ganaderias stavano riducendo i capi (quindi mettendo potenzialmente a rischio la loro sopravvivenza).

Lo scenario era nerissimo, così come per tante altre attività di intrattenimento pubblico come cinema, musica, opera o teatro. Queste ultime però sono oggigiorno ancora fortemente penalizzate dal cambio inarrestabile negli usi e costumi che la pandemia ha provocato: il bilancio nel 2022 per queste arti è fortemente negativo, con cali tra il 60% e 40% rispetto al 2019 per cinema e teatro.

 

Teatro vuoto 

 

Invece il mondo della corrida ha registrato in questo 2022 una crescita enorme di spettacoli e pubblico. Ben il doppio che nel 2021, addirittura 10 volte quelli del 2020 e soprattutto un +15% rispetto a quelli del 2019, l’ultimo senza impatti della pandemia. Da segnalare che le feste popolari (recortes en la plaza, toros en la calle e altre feste tradizionali) sono cresciuti ancora di più (e in un decennio registrano oltre un +30% di crescita). Solo per fare un confronto con il mondo del calcio, nella stagione 2021/22 la Liga ha recuperato gli stessi spettatori di quella 2018/19. Ma non li ha superati.

 

Corride in Spagna (include corridas, novilladas, rejoneo; non include festejos populares - Fonte ANOET)

 

Oltre ai dati si nota anche un ringiovanimento dell’aficiòn, attratta dall’antico mistero della Tauromachia e dalle giovani promesse che accompagnano le già consolidate stelle dell'arte del toreo. E in generale si percepisce un rinnovato entusiasmo nel pubblico che nonostante le difficoltà economiche non rinuncia ad andare alla corrida (a differenza di quel che succede pe altri eventi culturali, come abbiamo visto). Poi la “piel del toro” di Spagna ha ovviamente tante sfaccettature con casi di evidente boom come la regione di Castilla La Mancha, Castilla Leon, la Comunidad de Madrid o cin ittà come Pamplona, Sevilla, Madrid, Santander, Albacete, Murcia. Altre sono più in difficoltà come Bilbao, San Sebastian, Cordoba. Ma il bicchiere è assai più che mezzo pieno.

 

 

Daniel Luque, encerrona con tori di La Quinta - Dax agosto 2022 (foto W. Lucas)

 

Oltretutto quest’anno è stata una stagione storica per molteplici motivi che potremmo analizzare basandoci su vari aspetti. Il primo, il toro, ha dato comportamenti in generale di buona qualità con un gran numero di corride con casta, bravura e nobleza e tanti tori importanti. Non è questo il luogo per fare l’elenco dettagliato, ma il bilancio è sicuramente positivo soprattutto considerando le difficoltà avute dai ganaderos (pandemia, inflazione prezzi mangimi e costi vari, siccità). Nel podio possono stare le ganaderias di Victoriano del Rio, La Quinta, Carcigrande. Inoltre il trapio del toro è in aumento (probabilmente troppo) con un volume e un peso mai visto in almeno un secolo. Inoltre sono continuati ad abbondare i tori di 5 anni (a volte quasi di 6, che è il limite consentito) rendendo le cose ancora più difficili per chi li ha affrontati.

 

Emilio de Justo - regreso a los ruedos Almeria agosto 2022 (Foto Arjona)

 

Per i toreri abbiamo avuto la fortuna di veder sbocciare importantissime novità, come i giovanissimi (e fino a poco tempo fa sconosciuti) Tomàs Rufo, Angel Tellez e Francisco de Manuel che hanno aperto nientemento che la Puerta grande di Madrid. Ci sono state poi le esplosioni di toreri come Daniel Luque e soprattutto Roca Rey (vera star del momento) gli importanti trionfi del Juli (Puerta del Principe a Sevilla e per un pelo non quella a Madrid coi La Quinta) le conferme di toreri artisti più e meno giovani, come Manzanares, Talavante (finalmente con i suoi colleghi), Urdiales, Aguado, Ortega,  i toreri “de valor” come Rafaelillo, Ferrera, Lopez Chaves, Escribano che hanno sempre dato il massimo e senza dimenticare l'accidentata stagione di Emilio de Justo e Jimenez Fortes. i veterani Uceda Leal o Robleño, noché l'ennesimo ritorno di José Tomàs (ma solitario).

 

Classifica Top 20 - 2022 (Fonte @JulioMartinezR)

 

 

Le novilladas sono tornate a darsi in quantità accettabili, pur se lontante da quelle che ci si aspetterebbe per far si che siano il vivaio del futuro. Tra i novilleros è sicuraremente stato il più preparato e dotato di grandissime potenzialità il murciano/almeriene Jorge Martinez, insieme ad altre promesse come Alvaro Alarcòn e Victor Hernandez.

Non vanno dimenticati anche gli incidenti e le difficoltà. Cornate gravi sono state quelle di Emilio de Justo, Roca Rey, Jimenez Fortes, Romàn,  Rafaelillo, Rafael Gonzalez. Nei festejos popolari ben 9 sono stati gli incidenti mortali. Diversi gli incidenti anche per i banderilleros (e anche nel campo, come per l'amico Luis Blazquez). Insomma, il pericolo è sempre in agguato.

 

Andres Roca Rey en Bilbao (foto di Sasha Gusov, fotografo russo)

 

Ma forse il dato statisticamente (e non solo) più importante in questa stagione sono state le 100 corride di José Antonio Morante Camacho “Morante de la Puebla”. Cento corride in cui ha affrontato un ampio numero di encastes (45 ganaderias diverse e con procedenze varie tra cui  gli encastes Domecq, Nuñez, Miura, Santa Coloma, Atanasio-lisardo, Murube, Vega Villar). Numericamente i trionfi non hanno espresso l’importanza di questa sua stagione dato che a Siviglia ha perso almeno una chiara opportunità di aprire la Puerta del Principe (ma ha aperto la Puerta Grande) e dove ha ricevuto il premio al trionfatore della Feria 2022, noché quello alla miglior faena e al miglior toreo de capote. A settembre avrebbe potuto cortare un rabo nella storica faena al toro “Derribado” di Garcia Jimenez. E anche a Madrid andò vicino all’agognata Puerta Grande con una bella faena a un toro di Alcurricén.

 

Morante a la veronica (Foto Arjona)

 

La stagione di Morante è stata assolutamente inusuale per un toreo “artista” come lo si intendeva fino a qualche tempo fa, cioè quel torero che si poteva permettere il lusso di aspettare il suo toro ideale e solo con i migliori di questi deliziava il pubblico con una grande faena. Il più delle volte invece uscivano tra i fischi (quasi sempre eccessivi). Invece quest’anno Morante ogni sua tarde è stato sempre in grado di “fare” qualcosa, di usare tecnica e maestria, di essere il direttore della lidia, come il cartel richiedeva. Non ha praticamente mai lasciato il pubblico indifferente, salvo nelle rare eccezioni in cui la corrida non lasciava opzioni.

Non è una sorpresa per chi scrive queste righe dire questo di Morante. Perché in lui si è sempre creduto, da vent'anni orsono. Anche quando dovette fare dei trattamenti in Florida, anche quando un noto critico taurino lo definiva “El Tunante de la Puebla”, anche quando la maggior parte degli aficionados (anche i più esigenti e “raffinati”) ne vaticinavano le peggiori cose e un breve futuro. Invece, ieri come oggi, il suo toreo possedeva caratteristiche uniche che hanno raggiunto i livelli più alti in questo 2022, e per questo vanno sottolineate in preofondità.

 

Morante Sevilla, settembre 2022 con "Derribado" (Foto Arjona)

 

La tecnica di Morante forse è la sua qualità più sottovalutata tra pubblico e critica, benchè sia un riferimento per tantissimi toreri. Il concetto del toreo di Morante è quello del “pronto y en la mano”. Sin probatura, sin “hacer el toro”. Un “chi c’è c’è” per toreare dove e come gli piace. In genere inizia en tablas con ayudados por alto, in ginocchio o de trincheras (a seconda delle condizioni del toro). E poi il toreo fundamental: en redondo, spesso verso il centro del ruedo (almeno nelle grandi faenas). Profondo, ligado, templado, rematado muy atràs fino all’inverosimile. Serie di quattro, cinque o almenos sei muletazos. Prima con la destra, poderosa, e poi con la sinistra, più calligrafica, dal trazo suave e con il volo della piccola muleta naturale e airoso. A questo si aggiungono una varietà di remates che fanno si che ogni passo non venga sprecato. Se poi il toro non è uno di quelli che seguono facilmente la muleta, ma da segni di mansuedumbre, si può vedere il Morante più tecnico e motivato: siempre ganandole pasos, strappando muletazos impensabili. Non va dimenticato che il muletazo di Morante “rompe” il toro tant’è che questo può provocare il fatto che non siano tanti i tori che possono durare a lungo nella sua muleta. Che, dall’altro canto, è muleta con temple, da sempre il miglior balsamo. Unire queste due qualità è come avere il miglior scudo e la miglior spada per andare in battaglia

 

Morante Sevilla, toro de Cuvillo mayo 2022 (Foto Arjona)

 

Morante è un torero largo. Incredibilmente largo. Da tempi immemorabili si discute su questa caratteristica, privilegio dei toreri che dominano la maggior varietà di suerte con capote, banderillas, muleta, spada. Morante è uno straordinario capotero, anzi probabilmente il miglior capotero della storia. Quantomeno per tecnica, estetica, profondità e per la frecuenza con cui le precedenti caratteristiche si manifestano. Con le banderillas ha dato prova in svariate occasioni delle sue straordinarie capacità. Forse le più sorprendenti furono quelle nel suo solitario a Madrid nel 2007, proprio nell’ultimo toro. Le più famose quelle della storica encerrona del 2013 a Ronda. Con la muleta Morante domina un’infinità di suertes e quest’anno ha recuperato quelle di toreri ormai dimenticate. Nelle sue più grandi faenas possiamo notare poi la costante ispirazione ai grandi del passato che rivivono in un Morante transfigurato: così rivediamo in lui Joselito, Belmonte, Chiquelo, Ordoñez, Antonete, Manzanares, Ojeda in un'unica faena, in un solo corpo. Come statua di marmo scolpita da diversi blocchi, ma senza soluzione di continuità. Altri sottolineranno il suo barroquismo, la fantasia, il manierismo quasi amorantado. Sono forse le caratteristiche più evidenti, ma non le più importanti.

 

Morante, banderillas en Almagro agosto 2022 (foto M. Del Moral-Cargando La Suerte)

 

Morante è un torero artista. Il più grande dei toreri artisti. Un torero con duende. Morante è un torero privilegiato, baciato dal regalo naturale del “don”. Che, come diceva Federico Garcia Lorca, è “eso que nadie sabe lo que es”. Ma che nell’arena si capisce benissimo. Quello che può far gridare un Ole alla prima veronica con il mento sprofondato verso il toro, che fa saltare in piedi alla prima tincherilla, che può far arrivare alle lacrime dopo un pase de pecho all’hombrera contraria dopo una serie infinita. ..ma inutile provare a descrivere questo: siamo entrati nell’indescrivibile mistero del Duende. E, come diceva ancora Lorca "Il duende ama il limite, il pericolo e l'avvicinarsi al punto in cui le forme si fondono con un'aspirazione superiore alle sue forme visibili"... 

 

Morante Sevilla, settembre 2022 con "Derribado" (Foto E. Porcuna)

 

 

“El arte es expresión del alma. En el torero, para que lo sea de verdad, debe unirse con el valor” scriveva il gran Juan Posada en La Razòn dopo la storica faena di Morante nel 2009 a toro di Juanpedro a Sevilla. E Morante, da sempre, è un torero de valor. Questa nel toreo è una qualità che è tanto maggiore, quanto discreta. Il valor nel toreo è serenità, passione, bellezza da mantenersi di fronto al toro. Con qualsiasi toro. Sin despeinarse. Mai si manifesta con tensione, nervosismo, istrionismo. A proposito di valor, Morante ha raggiunto lo scorso agosto 2021 la sua ottava encerrona. E chissà che presto non arrivi la nona…

 

Morante con un Galache, settembre 2022 Salamanca (Foto: A. Viard/BMF)

 

 

Queste ed altre qualità si sono viste in diversi momenti e faenas di quest’anno (che in fondo è stato il proseguimento di quanto Morante iniziò a fare nel 2021) e di tutte si possono a mio avviso segnalare, tra tanti, due momenti che passeranno alla storia della Tauromachia. La faena all’encastado toro di Carcigrande, sobrero della corrida di Torrestrella, di nome Ballestero e di quasi 6 anni d’età. Un torrente di casta e bravura, con infinità “transmision” e che non perdonava un errore, una passo fuori luogo né un enganchòn. Un torno che chiede il “parné”. Morante lo ha dominato in ogni momento, lo ha plasmato a suo piacere con il suo toreo poderoso convertito in bellezza e toreria. Una gran estocada gli ha procurato due meritatissime orejas. Il secondo momento è stato a settembre, quando con già 80 corride sulle spalle, Morante ha risolto tutti i problemi del toro Derribado di Garcia Jimenez. Un toro che sembrava avesse problemi di vista, che in realtà erano “solo” una pericolissima tendenza a “meterse por dentro” col corno sinistro e a ad avere pause improvvise. Il rischio della cornata era sempre presente e con un torero che non si è mai tirato indietro. Un toro mansurròn ma con casta e motor. Che Morante ha lidiato magistralmente dominandolo poco a poco a base di temple e sitio. Un “qui comando io” che grazie alla rarissima unione di dominio e bellezza ha fatto sollevare in piedi la Maestranza in diverse occasioni: il pubblico in trance avrebbe chiesto il rabo se la estocada fosse entrata subito. Ma non è successo, vuoi per la faena molto larga, vuoi per la suerte natural. Morante de la Puebla dava la vuelta al ruedo con in lacrime dall’emozione. Come il pubblico, conscio di aver visto una dei momenti più luminosi della storia della Tauromachia.

 

 

Morante con Ballestero de Carcigrande, 7 mayo 2022 (Foto: Antonio de los Reyes)

 

 

Non me ne vogliano gli altri toreri se non si è potuto dare qui altro spazio a loro, e certamente l'avrebbero meritato per tutto quanto fatto in questa memorabile ed impensabile temporada. A tutti loro la riconoscenza degli aficionados. Almeno di quelli che sognano sempre il miracolo alla prossima corrida, come fosse la prima. Sperando che non sia mai l'ultima.

Nel 2023, màs!

 

El Conde de Moncalvo
 

 

 

Alejandro Talavante, nel ritorno ad Arles aprile 2022

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