"Juan Belmonte matador de toros" in italiano
Juan Belmonte matador de toros
Chaves Nogales
Ed. Neri Pozza
(traduzione Hado Lyria, introduzione Marco Cicala)
http://www.neripozza.it/collane_dett.php?id_coll=5&id_lib=858
«L’età classica della corrida finì un giorno del 1914 dal barbiere. Un giovanotto dalla bazza pronunciata entrò in un famoso salone della madrilena calle Sevilla e sistemandosi sulla poltrona ordinò: “Barba e capelli. Ma prima mi tagli il codino” [...] Era un matador di 22 anni in rapinosa ascesa [...] Voleva solo cortarse la coleta, anacronistico cascame settecentesco, prolungando sin nel look la rivoluzione modernista che aveva appena avviato nelle plazas de toros. Di lì in poi la storia della tauromachia si sarebbe divisa in un prima e un dopo Belmonte [...].Ma in che cosa consisteva la renovatio belmontina? Senza entrare in discettazioni erudite (quelle sulla corrida possono essere di complessità e raffinatezza quasi talmudiche), essenzialmente nel fatto che il toro non veniva più affrontato muovendosi sulle gambe, ma lasciandole ferme e guidandolo con un gioco di braccia [...]. L’antica lidia, il combattimento intrepido ma scomposto, veniva così incanalata nelle tecniche, le astuzie, i confini sempre mobili del toreo; ossia dentro un’estetica, una forma [...].
Per sei anni leggendari, la Edad de oro 1914-20, [Juan Belmonte] dividerà il podio con Joselito El Gallo, o Gallito [...] ultimo gigante della classicità torera [...]. Vedovato dell’antagonista, suo doppio e rovescio, Belmonte la farà da padrone [...]. Tra una corrida e l’altra legge Anatole France, Maupassant [...]. Prende a frequentare artisti e scrittori. Piace all’intellighenzia e l’intellighenzia piace a lui. È in una tertulía, un simposio da caffè, che l’illustre giornalista Chaves Nogales lo incontra per la prima volta negli anni Trenta. Un coup de foudre [...] A forza di chiacchierare, Chaves decide di raccogliere le memorie di Belmonte in una serie di conversazioni che, rielaborate letterariamente, usciranno a puntate sulla rivista Estampa tra giugno e dicembre 1935. In seguito verranno riunite nel volume Juan Belmonte, matador de toros. Manuel Chaves Nogales ne è l’autore, ma – tempo una quindicina di pagine – si eclissa. Sparisce, per lasciare la parola unicamente all’intervistato, che fino alla fine si racconta in prima persona come in un’autobiografia. Il libro è la saldatura di due energie modernizzatrici, di due talenti: quello dell’affabulazione orale in cui il torero eccelle e quello stilistico di un pimpante reporter che in Spagna sta svecchiando la scrittura giornalistica» (Marco Cicala).
«Uno dei migliori libri del XX secolo spagnolo».
Eduardo Jordá
«Appena sceso dal treno, mi trovai strizzato da un’imponente folla che riempiva le banchine. Triana era scesa in massa alla stazione a ricevere il suo Juan. All’uscita dalla stazione, con migliaia di persone che gridavano: «Viva Belmonte!» fino a perdere la voce, si creò un vero e proprio corteo, alla cui testa stavo io, materialmente pressato dalla folla, che a tratti mi sollevava portandomi in spalla e mi faceva ondeggiare come una bandiera al di sopra delle teste».
Manuel Chaves Nogales nasce a Siviglia, in Spagna, nel 1987. Nel 1922 si trasferisce con la moglie e la figlia a Madrid dove lavora a «El Heraldo de Madrid» con altre giovani promesse del giornalismo spagnolo. Nel 1930 scrive Juan Belmonte, matador de toros, su vida y sus hazañas, la biografia di uno dei toreri più amati di Spagna. Nel 1931 assume la direzione di «Ahora», giornale repubblicano vicino al presidente Manuel Azaña, Nel 1934 pubblica El maestro Juan Martínez que estaba allí, in cui narra la storia di uno scapestrato ballerino di flamenco, travolto dalla Rivoluzione d’Ottobre mentre era in tournée in Russia. Nel 1936 è in esilio in Francia. Muore a Londra nel 1944.