La Fiesta brava ha un futuro?
11 novembre 2022
" Non troverà il lettore aficionado nelle linee che seguono poesie , sonetti in rima,
ne’ omaggi floreali. Riconosco la mia assoluta incapacità a ciò.
Prosa, pura prosa, senza fronzoli; ma pulita, sincera, semplice,
senza il “ pico de la muleta”, con il “petto davanti al toro”.
Faena breve, che da sempre con venti buoni “muletazos”
si tagliano le orecchie!”
(“Las leyes calladas del toreo” - Fernando Fernández - Figueroa)
Non c’è dubbio che la presenza del pubblico nelle arene, salvo a Siviglia nella Feria di aprile e qualche volta a Madrid a San Isidro, è veramente scarsa.
I pochi spettatori in tante altre plazas si accontentano di chiedere orecchie, forse per compensare psicologicamente l’alto costo dello spettacolo senza prestare grande attenzione alla validità di tori e toreri.
Quindi il quesito viene naturale,con questo andazzo la corrida sopravvivrà ?
Morante de la Puebla, Puerto de Santa Maria 2021 (corrida in solitario con tori di Prieto de la Cal)
Per provare a dare una risposta al quesito occorrerebbe mettere a fuoco l’impalcatura che regge il “negocio” taurino, il cosi detto “mundillo”, e in particolare l’operato dei 3 o 4 gruppi che dominano lo spettacolo gestendo in contemporanea toreri ,arene e allevamenti.
Ma non tanto dal punto di vista della conduzione del business (rimasto,incredibilmente, come veniva praticato più di un secolo fa) ma quanto per esaminare l’ atteggiamento dei responsabili nei riguardi degli elementi basilari della corrida: il toro, il torero e il pubblico.
Da subito si percepisce un’ impostazione del le loro attività basata sull’arbitrio per non dire sull’ingiustizia.
Nell’attività privata, il professionista affermato interviene nei casi complicati, consoni ai lauti onorari che incassa, il giovane praticante lo aiuta, osserva, impara , segue le situazioni semplici e naturalmente riceve un modesto stipendio.
Nella corrida succede esattamente il contrario, i poveri novilleros e i matadores di seconda e terza linea affrontano i novillos e i tori di maggior trapio, i più complicati e pericolosi quelli con le corna più lunghe per pochi euro mentre gli apoderados delle figure scelgono negli allevamenti, detti “commerciali”, i tori più comodi, facili cioè i“boyantes” che consentono alle “star” di portare a casa buona parte dell’incasso del pomeriggio.
Penso, come tanti altri, che senza l’emozione che provoca un toro bravo, encastado, la corrida ha scarsa giustificazione nel giorno di oggi.
Probabilmente , se l’organizzazione dello spettacolo non cambia, anche i più entusiasti habitués delle grandi plazas difficilmente riempiranno i tendidos “fino alla bandiera”, come accadeva fino a qualche decennio fa.
Per parlare chiaramente, le figuras dovranno adeguarsi , non dico sempre ma almeno ogni tanto, a lidiar, dominare, anche tori ruvidi provenienti da encastes” duri” (e non solo dall’encaste Domecq) e poi, se gli è possibile, concludere con una faena artistica, se vogliono mantenere i loro attuali cachet.
E non si chiede niente dell’altro mondo: una vera figura della tauromachia come il grande Antonio Ordonez nella sua carriera (1949 – 1971) ha lidiato tori di Pablo Romero, Prieto de la Cal, Conde de Mayalde, Concha y Sierra, Conde de la Corte, Albaserrada, Lisardo Sànchez, Guardiola, Buendia, Atanasio Fernandez, Miura, Barcial, ecc. e non solo i Domecq o i Galache.
In totale matò 241 novillos e 2.058 tori di svariati encastes…
Antonio Ordóñez 1962 (Plaza de Acho Lima, Perù)
Perché tanti tori che vediamo in questi anni ci sembrano cosi remissivi?
Escono dal toril nel pieno della loro potenza? Resistono tre varas (o al meno due)? Mantengono chiusa la bocca mentre caricano la cappa, il cavallo e la muleta? Aggrediscono il burladero dove si rifugiano i peones? Se la risposta fosse affermativa gli aficionados seguirebbero con grande attenzione le performance dei toreri, in realtà noi tutti vediamo gente che sbadiglia, che chiacchiera o si fa i selfie.
Addirittura escono animali che suscitano compassione: sono deboli di “mani e piedi” , cadono al secondo o terzo capotazo, zoppicano (perché?) – in questi casi i taurini usano una parola magica “acalambrado” , hanno il “crampo”, mah..-, mostrano una salivazione spessa (perché?) , quasi tutti i tori di una corrida escono con vistose tracce di diarrea (perché?) oppure presentano un’ eccessiva minzione (perché)?
Toro de Victorino
Per non parlare della vecchia , brutta manovra dell’”afeitado” (che come si sa consiste nel tagliare non solo “diamante” cheratogeno della punta delle corna ma addirittura 4 o 5 cm del corno stesso) che deve il suo nome al fatto che l’operatore taglia il pelo in torno alla base del corno per dare l’impressione al pubblico che questo non è stato accorciato.
Se in più i peones dietro il burladero chiamano con la capa il toro che arrivando trova il duro legno del burladero e si rompe le corna (che si apre come una rosa, perché probabilmente non ha più il “diamante”..) e i picadores chiudono l’ uscita dell’animale con la “carioca” e mettono la vara non nel morrillo (dove si toccano solo i muscoli del collo ) ma spesso dietro la “croce” (colpendo importanti muscoli del torace) è chiaro che il povero toro sfida in totale inferiorità di condizioni il lidiador, il picador, i tre banderilleros , ….è giusto questo?
Suerte de varas (Ceret, Francia)
Non dimentichiamoci del ruolo centrale di chi allo stesso tempo è potente impresario, apoderado e allevatore e ha in mano tutte le chiavi dello spettacolo.
Se fai toreare nelle tue arene solo i toreri che rappresenti con i tori che tu allevi, tagli le ali a “ganaderos” e toreri indipendenti . Nei business in tutto il mondo si ripete che il cliente è il re. Nel toreo, il cliente vale poco: francamente non si tengono in grande considerazione le richieste degli aficionados come quella di presentare carteles con le figuras (le quali peraltro sono capacissime di affrontare animali di tutti gli encastes) e ganaderias sia dure che commerciali.
E’ giusto così?
Certo, nessuno chiede che oggi i tori siano come quelli del settecento . La sensibilità delle persone è molto cambiata. Ma il toro in ogni caso deve dare sensazione di pericolo. Altrimenti la corrida rischia di convertirsi in un balletto.
Gli allevatori hanno una grande responsabilità nelle decisioni sugli aspetti genetici e gli incroci nella ricerca della toreabilità caratteristica principe per uni o della fierezza cercata da altri.
Dato che nel campo gli animali sono sottoposti a marcatura, vaccinazioni e continui controlli veterinari, gli allevatori dovrebbero evitare di manipolarli ancora di più inserendo le (orrende) protezioni alle corna.
Non “addomestichiamo” i tori , mettendoli troppo in contatto con gli esseri umani : se a un bufalo della Tanzania, abituato a caricare il branco dei leoni gli diamo del mangime premiscelato, lo vacciniamo periodicamente,usiamo dei tranquillanti per farlo entrare nel cassone per spostarlo, prima o poi perderà l’aggressività….
E questo non sarebbe giusto, vero?
A.R.
Un viejo aficionado
P.S. Ovviamente se andate a sentire il parere di un taurino su questi argomenti, vi dirà che la Fiesta brava passa per il miglior momento della Storia…