Granero nel cielo
7 gennaio 2025
Dal Cafè Suizo si odono accattivanti melodie ….
Il maestro, Don Benjamin Lapiedra, osserva orgoglioso il migliore allievo del suo corso di violino…
Il ragazzo, Manuel Granero, è uno studente attento e scrupoloso e si è già esibito in pubblico, nel teatro Ruzafa.
Figlio della borghesia valenciana, è nato nella centrale Carrer Triador, in piena Ciutat Vella.
Ma il destino è imprevedibile, ineluttabile, irreparabile…
Approdiamo nell’aprile del 1914…
Granero, dodicenne, assiste ad una novillada nel coso della calle Jativa e rimane folgorato dalla magnificenza di quello spettacolo; improvvisamente, come un fulmine, sente la chiamata del toreo e si lancia al ruedo, de espontaneo, dando qualche passo con il grembiule scolastico.
Intimamente viene rapito dalla vocazione a los toros, i genitori sono contrari, gli fanno firmare un documento con il quale MG giura di non tornare a toreare ma il richiamo è forte…
Paco Julià, uno zio, aiuta il giovane a realizzare i propri sogni e lo porta al campo salmantino dove, tra gli altri, stanno crescendo becerristas del calibro di Chicuelo e De la Rosa.
In una becerrada benefica a Valencia gli vengono concesse orecchie e coda.
Indossa a Salamanca il suo primo traje de luces alternando con Chicuelo.
Il suo apprendistato è relativamente lungo ma solido.
Nel 1920, anno tragico per la tauromaquia in seguito alla morte di Joselito a Talavera de la Reina, MG, si presenta come novillero nella piazza di Barcellona.
Dopo vari trionfi, prende l ‘alternativa a Siviglia il 28 Settembre ( Rafael El Gallo padrino, Chicuelo testigo) con Doradito de Concha y Sierra.
Chiude la temporada del 1920 con grandi successi.
All’ascesa di Granero dobbiamo l’invenzione della “Prima corrida Fallera”, antesignana della Feria de Fallas.
E’ il 1921 e nella sua Valencia, tanta è l’aspettativa e la voglia di vederlo all’opera, che il giorno di San Giuseppe si organizza tale evento, Saleri II e Chicuelo completano la terna.
La tarde è un disastro per il comportamento dei Guadalest e finisce con tumulti, tentativi di invasione del ruedo, lancio di oggetti e almohadillas, confusione, delirio di esaltati e conseguente intervento della forza pubblica al fine di ristabilire l’ordine.
Ma sono nate le corride falleras!
Granero conferma a Madrid il 22 aprile (Chicuelo padrino, Carnicerito testigo e la Regina Donna Vittoria, con mantiglia nera e ornamento di garofani, secondo le cronache, presente nella piazza)
Granero è protagonista di una tarde magnifica, variato nei quites, torea vicinissimo al toro con tecnica e valore… solo la spada gli impedisce di ottenere trofei.
Il 27 Aprile, in un clima di enorme aspettativa, torna nella capitale, Paco Madrid e Chicuelo completano la terna.
E’ protagonista di un altro enorme trionfo, esibendo un campionario di valore e dominio fuori dal comune, è acclamato tutta la tarde e banderillea magistralmente il suo ultimo toro precedentemente condannato a banderillas negras.
Nella semana grande madrilena, dà un recital con tori di Santa Coloma, tanto con il capote quanto con banderillas e muleta, gli viene concesso un orecchio e il pubblico madrileno lo porta in spalle per la Avenida de la Plaza de toros fino alla calle Alcalà.
Pubblico e critica, desiderosi di trovare l’erede del grande Joselito, sono unanimemente d’accordo nel designare il giovane valenciano meritevole di tale scettro.
Il 17 Settembre MG taglia un’altra orecchia nella plaza dell’antica Carretera de Aragòn a un toro de Gregorio Campos; è il torero del momento.
Nel 1921 firma 115 tardes e ne torea “solo” 94 a causa di cogidas e percances sofferti a Madrid, Bilbao (in 2 occasioni), Valladolid e Valencia.
Granero è il nuovo astro che improvvisamente attraversa l’escalafon, un predestinato, un eletto, il nuovo idolo delle masse, il numero 1.
Torea nella linea di Joselito, brilla in tutti i tercios, dà grandissima importanza alla lidia e ha una meravigliosa mano destra… del torero di Gelves ha pure lo sguardo maliconico.
Scrive “El hombre del trajecito negro” nel suo “Manuel Granero” che il valenciano esegue una medio veronica più bella ed emozionante di quelle di Joselito e Belmonte ed è la quinta essenza dell’arte della tauromaquia.
Corrochano sostiene che con la destra non si può toreare meglio e con quella stessa mano, il torero applica la medesima arte e maestria con la quale Belmonte ha rivoluzionato il toreo di cappa.
Questo fu Manuel Granero.
All’ispirazione del valenciano si deve il “pase de la firma” (la suerte sarà così battezzata dallo stesso Corrochano), eseguita per la prima volta a Bilbao, a un toro di Villamarta.
Tutti riconoscono il genio, la tecnica, la perfezione, il dominio dell’antico violoncellista con solo una stagione piena nell’escalafon superiore.
Si preconizza un grande avvenire al giovane MG, si immagina una prossima rivalità, con un altro predestinato che nello stesso 1921 ha preso a Siviglia l’alternativa: Marcial Lalanda.
Il dato più importante al termine della stagione 1921 è uno…
Abbiamo il successore di Joselito el Gallo, neanche il Re dei toreri nel suo primo anno aveva sollevato tanta passione e speranza.
Habemus Papam!
La temporada del 1922 inizia per Granero un 5 Marzo, a Valencia, dopo arriveranno Barcellona, Valencia, Castellon, 3 tardes a Siviglia, Valencia, Bilbao …
E poi c’è Varelito, Manuel Varè Garcia, ventottenne toreo sivigliano, valoroso, validissimo uccisore, grande amico di Granero.
Il 21 Aprile a Siviglia, in una tarde in cui è presente lo stesso MG, il toro Bombito di Guatelest incorna gravemente Varelito nel retto, il torero viene operato e mandato a casa…
Non esistono ancora antibiotici, Varelito soffre durissime complicazioni.
Dopo qualche giorno, Granero va a trovare l’amico, lo consola, lo anima, certo che tornerà presto nelle arene…
Varelito dice di stare molto male, sente che sta morendo…
Granero gli risponde:
“Tu te vas a morir? Pues mira, que a lo mejor me toca a mi antes.”
Varelito effettivamente morirà a causa della setticemia, il 13 Maggio, alle 6 del mattino, nella sua residenza sivigliana di calle Gerona.
Prima arriva inesorabile la data del 7 maggio, è una domenica, Madrid…
3 tori di Albaserrada e 3 del Duque de Veragua per Juan de la Rosa, Manuel Granero e Marcial Lalanda…
In realtà MG dovrebbe combattere a Valencia ma, a causa di incomprensioni con l’impresa, esce dal cartello e chiede di esibirsi a Madrid.
Vestito di negro y oro, con il suo primo toro di Albaserrada dà mostra delle sue capacità e realizza un’apoteosica vuelta al ruedo dopo una magnifica stoccata.
Adesso nel ruedo, il 5° della tarde, Pocapena, n° 56, càrdeno bragado, del Duque de Veragua…
Il toro mostra la sua condizione di manso.
Nell’ora della sorte suprema, sotto il tendidio 2, il toro prende Granero dal lato destro, lo lancia contro le tablas, raggiunge ancora lo sfortunato matador e lo incorna nella regione orbitale destra.
La cornata è mortale.
Granero subisce la frattura delle ossa frontali, dell’osso sfenoidale, parietale, temporale, mascellare superiore, molare con frantumazione della massa encefalica.
La scena è apocalittica, dantesca.
A nulla valgono i tentativi di Lalanda e Blanquet di liberare Granero dalla furia del toro mentre dal pubblico si alza un grido di terrore…
Dagli spalti si recrimina ingiustamente a Lalanda e Blanquet di non essere intervenuti in tempo.
Dolore, orrore, sgomento…
Blanquet piange disperatamente…
Il subalterno, molto superstizioso, era nella quadriglia di Joselito nella triste tarde di Talavera e, sentendo l’odore della morte nel patio de cuadrillas, aveva chiesto al maestro di Gelves di non toreare….
Il pomeriggio del 7 Maggio 1922 torna a sentire lo stesso odore e chiede a Granero di non fare il paseillo.
Blanquet dice a Granero, quando quest’ultimo si fà una foto poco prima del paseillo : “Manuel, esta es la ultima foto que te haces en tu vida”.
Il corteo funebre a Madrid fu multitudinario… passò per la Cibele e il paseo de Atocha tra un oceano di corone e diffuso cordoglio della popolazione madrilena.
Il feretro viaggiò in treno alla volta di Valencia, a bordo di un vagone postale; arrivò alle 9 alla stazione del Norte, della capitale del Turia.
Dopo la Messa, la processione, da calle Pi y Margall fino a San Agustin, fu una via Crucis tra pianti e lamenti di una città dove, si narra, per un giorno, tutti i fiorai lavorarono nella confezione di corone per il povero Granero.
La muleta con la quale iniziò la sua ultima faena fu regalata dalla famiglia del torero al critico “Corinto y oro”, Juan Luis De la Rosa si impossessò della montera di MG nell’infermeria della plaza madrilena, il traje de luces fu portato al domicilio del redatttore capo di ABC e questi regalò una hombrera a Gregorio Corrochano mentre altri presero pezzi dell’abito dello sfortunato matador.
Nicolas de Salas alla morte del torero scrisse:
“Manolo Granero ha muerto!” e continua
“Ya no volverà Granero a pasear triunfante por los circos taurinos, donde era tan aclamado por las muchedumbres que ahora le lloran; no volverà el inolvidable lidiador a vestir el traje bonito, al que el sol arrancaba en la fiesta aureos destellos que asemejaban diamantes para sus faenas. Le ha matado un toro!... Un toro matò a Granero!”
El Trinacra