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Club Taurino Italiano

Por sevillanas

 

26 marzo 2018

 

Quante tardes de toros ho vissuto all’ombra di quegli archi ocra e bianchi, al suono di quella musica inimitabile, favorita dall’acustica perfetta di quelle mura bicentenarie e dal silenzio aspettante della gente…..

Ogni volta che entri nella Plaza de Toros de la Maestranza entri nella quintessenza della Tauromachia, ti sembra di rivivere in quell’istante il suo glorioso passato….sogni di assistere ad un mano a mano fra Joselito e Belmonte, immagini di vedere una faena di Chicuelo, vedi Pepe Luis Vazquez toreare con la cappa, o senti le grida di giubilo quando Curro Romero è ispirato…l’arte ti entra negli occhi, attraverso la pelle, la senti, la percepisci….

La Maestranza, “mi reina” come la chiamava rispettosamente Juncal, non ha eguali al mondo! Ho avuto tanta suerte con Lei…ho assistito a degli spettacoli magici, che mi sono entrati dentro per sempre, e che hanno contribuito ad alimentare e cementificare questa mia passione sfrenata per il toreo.

Già nella mia prima tarde de toros maestrante, nel lontano aprile del 1979, iniziai col piede giusto con una uscita per la Puerta del Principe di Francisco Rivera Paquirri (padre) lo stesso giorno dell’ultimo paseillo di El Viti a Sevilla. Ma non posso dimenticare la consacrazione di Antonio Ruiz Espartaco con il toro Facultades il 27 aprile del 1985, lo stesso giorno che toreai la mia prima vaquilla dal Marques de Albaserrada. O il toreo squisito di Pepe Luis Vazquez hijo ad un manso di Jandilla in una corrida mattinale durante la stessa feria del 1985. Oppure , in tempi più recenti, la epica despedida di Pepin Liria con i victorinos nel 2008, la Puerta del Principe sotto la pioggia di El Juli nel 2010, la grandiosa tarde di Josè Mari Manzanares nel 2012 con i Victorianos del Rio, ed ovviamente la magica media veronica di Morante de la Puebla, vestito di grana y oro, il 15 aprile del 2013, della quale gli aficionados di tutto il mondo ne parlano ancora adesso.

I ricordi riaffiorano senza sosta: l’entrata di un meraviglioso toro sardo di Miura salutato da un’enorme ovazione nella mia prima miurada, i dettagli profumati di Curro Romero qua e là durante gli anni, l’incredibile passione che suscitava Paco Ojeda nei tendidos maestrantes e nel mio cuore di aficionado, le chiquelinas di Manzanares padre a fine ottanta,i mitici lunes de resaca, da tempo scomparsi, con i tori di Guardiola, che andavano al cavallo da venti metri e che guadagnavano alla fine tutti i premi….

 

 

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Tutte queste cose mi vengono in mente percorrendo il Puente de Triana, incamminandomi con il cuore in gola e l’illusione di sempre ad assistere ad ogni corrida che si svolge di lì a poco nella Maestranza; il Puente è il mio punto preferito di Sevilla: quando arrivi da Triana, dopo avere omaggiato la statua del Pasmo, Juan Belmonte, lo spettacolo che si presenta sul lato destro è incomparabile: la plaza de toros che si specchia nel Rio Guadalquivir, con in prospettiva la Giralda sullo sfondo, è sicuramente l’ottava meraviglia del mondo, anzi è la prima sul far della sera, quando le luci che illuminano i due monumenti contrastano con l’indaco del cielo…e si sente l’olè che arriva dalla corrente del fiume innamorato di tanta bellezza. Sceso dal ponte, giro a destra prima del Cairo ed arrivo in zona Baratillo….mi fermo sempre un attimo al bar Taquilla, o al Pepe Illo, dove c’è sempre qualcuno con cui scambiarsi un “me alegro verte” con le classiche tre pacche sulle spalle. Adoro avvicinarmi alla plaza attraverso il sottopassaggio in calle Adriano (dove una volta c’era la vecchia biglietteria) e passare davanti alla Puerta del Principe, soprattutto per scaramanzia e con la velata speranza di vederci uscire dopo un paio d’ore qualche matador a hombros….

Appena accomodato ti accorgi subito, dalla signorilità e dalla distinzione del pubblico, di non essere allo stadio, ma di trovarti in un posto permeato di magia. Suona il pasodoble Real Maestranza ed inizia il paseillo, le stesse sensazioni di sempre, le stesse di quasi quarant’anni fa: la consapevolezza di essere nella Scala della Tauromachia; riesco ancora una volta a stupirmi della sensibilità del pubblico, con i suoi famosi silenzi ed i suoi bieeen…l’unico pubblico che corea un capotazo ben dato da un banderillero; le rondini arrivano come sempre verso il quinto toro, con la meraviglia del Giraldillo sullo sfondo del cielo blu scuro, che delizia!!!

Esci e sei triste, ma appagato, come deve essere. Inizia una lunga serata, dove la gente affolla i bar del Baratillo e commenta con passione ciò che ha appena vissuto. Si parla di tori come in nessun altro posto al mondo, io ci vengo apposta, hai l’impressione che tutta la vita della città ruoti intorno alla Maestranza…la tarde de toros viene analizzata, quasi sminuzzata nei minimi particolari; poi si va a cena tardissimo, naturalmente a continuare a parlare del tuo argomento preferito, magari sotto qualche testa di toro appesa sopra di te….questa è Sevilla, viva Sevilla!!

 

el Maranga

 

 

 

(foto Realmaestranza.com - El Mundo)

 

 

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