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Club Taurino Italiano

Juncal vive!

 

3 aprile 2019

 

Ogni anno di questi tempi torno a vedere la serie tv “Juncal”. Religiosamente vista a puntate, settimanali, come nelle sette settimane in cui venne trasmessa da TVE tra il febbraio e l’aprile proprio di trentanni fa, nel 1989 sulla scia del bellissimo libro dello stesso regista Jaime de Armiñan.

Ogni anno torno a emozionarmi come la prima volta, a sorprendermi dei dettagli dimenticati o inosservati, a sognare tra le vie luminose della sempre amata Andalusia, in tantissime cose ancora immutata. Mi vedo entrare nel Cafè Español decorato con la stessa porcellana trianera di allora, mi sento addosso il profumo dell’avana, sento il silenzio dei tentadero invernali, così lontani e così vicini.

E sembra che Juncal mi parli, come solo fa un Maestro. Con la sua impeccabile eleganza, mi racconta il suo amore incondizionato per la Fiesta, la sua devozione al toro, il rispetto per la Maestranza, coi suoi silenzi e le sue sentenze, con la sua toreria senza fine. E ricorda che la Fiesta de los toros è Arte massima, che coinvolge poeti, pittori, musicisti e architetti e che sa parlare al cuore delle persone.

Ma soprattutto nel personaggio di Juncal c’è, oltre all’aspetto taurino, un qualcosa di profondamente affascinante e autentico. C’è il viaggio della ricerca della strada per tornare a casa, da lui abbandonata; c’è la storia del padre che cerca il figlio che aveva dimenticato e che ritrova nel richiamo delle sue vene. Un richiamo della terra e della famiglia che solo la Tauromaquia rende possibile.

Juncal, torero senza grande gloria e troppa fortuna, ma di talento squisito, arriva a una sorta di fallimento, professionale e umano ritrovandosi una notte a girovagare solo e improvvisamente abbandonato per una Sevilla piovosa con solo una valigia di povere cose. Ma piena del suo più grande tesoro, El Cossio. Juncal non si dà per vinto e sa riprendersi dalla débâcle usando ogni mezzo, bugie e mascalzonerie comprese.

Quel che spinge Juncal a risollevarsi dall’abisso in cui era piombato, non è il bisogno di denaro, né l’orgoglio, né né il sentimentalismo. Tantomeno la vendetta o la rivincita, cose che in genere scaturiscono in quelle persone che han visto infrangere i loro sogni.

 

Dónde alojarse en Sevilla

 

Juncal, che ebbe dalla professione taurina forse meno di quanto meritasse, viene guidato solo dall’amore per los toros e per l’intimo bisogno paterno di aiutare il figlio che vuol diventare torero. Ciò che salva Juncal è in fondo la sua eterna passione taurina e la speranza di rifarsi una vita con il sogno che questa diventi futuro di gloria per il figlio ritrovato.

Ma Juncal non riuscirebbe nel suo intento senza il suo fido amico, Bufalo. Un semplice “limpiabota” dal cuore d’oro che dà tutto quello che ha per poter aiutare il suo “Maettro”, senza chiedere nulla in cambio. Come farebbe qualsiasi aficionado per il suo torero preferito. Nella vita ci sono persone importanti che a volte sembrano “solo” dei limpiabotas, ma che in realtà possono essere delle “figuras” e fare la differenza. A tutti loro, la riconoscenza non sarà mai troppa.

Ogni anno, arrivato alla fine del film, quindi alla settima settimana, l’emozione prevale. Ma a quel punto Juncal lo sento così vicino che sembra che mi aspetti a Siviglia, passeggiando all’alba tra le viuzze di Triana e salutando la sua Maestranza con il suo “Buenos dias Reina mia” in attesa che si apra per la sua nuova stagione.

Perché, come disse Juncal a Bufalo in un sogno dopo la sua morte: “ Cuando sea el aniversario de lo que tu sabes, no me lleves flores! Llevame el programa de la Feria de Abril!”

Ya queda menos, Maestro!

 

El Conde de Moncalvo

 

 

Fotos: La Maestranza desde la calle Betis (Sevilla) (Rafael Rodríguez H.) by Rafael Rodríguez H.

 

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